DANIELE VITALI
MANUFATTI IN FERRO DI TIPO LA TENE
IN AREA ITALIANA : LE POTENZIALITÀ NON SFRUTTATE
1. È solo da vent'anni che l'archeologia dei Celti in Italia ha ripreso coscienza di sé e ha cominciato ad affinare i metodi di ricerca che la riguardano.
In tale azione è stato necessario - e inevitabile - il collegamento col mondo transalpino che ne costituisce il complementare retroterra di riferimento. Allo stesso tempo, è apparso sempre più evidente che esistevano alcuni caratteri specifici che i Celti d'Italia avevano acquisito in seguito alle relazioni, più ο meno graduate, col mondo italico in senso lato, nel quasi mezzo millennio di storia comune.
Il rinnovato interesse per tali aspetti culturali e per i problemi storici ad essi collegati, tuttavia, non è scaturito da un catalizzatore importante ο da una scoperta eccezionale, come capita spesso, ma da una serie di questioni di metodo sollevate opportunamente, in maniera circostanziata e utilmente provocatoria, da M. Zuffa nel 1976 a Chieti e rilanciate dallo stesso autore nel catalogo della mostra sui Galli e l'Italia nel 19781.
Le questioni fondamentali riguardavano :
a) la legittimità ο meno di identificare i Celti laddove si avevano complessi archeologici coerenti, con materiali di tipo lateniano ο tardo- hallstattiano, in assenza, contro ο col favore delle fonti storiografiche antiche;
b) il peso che poteva assumere il concorso delle fonti archeologiche, letterarie e soprattutto linguistiche. Queste ultime immettevano nel dibatti-
1 M. Zuffa, / Celti nell'Italia adrìatica, in Introduzione alle antichità adriatiche, I Convegno di studi sulle antichità adriatiche, Chieti, 1971 (1975), p. 97-159; Id., / Galli sull'Adriatico, in / Galli e l'Italia, Catalogo deUa Mostra, Roma, 1978 (2e ed. 1979), p. 138-162.
MEFRA - 108 - 1996 - 2, p. 575-605.